Nuovi propositi al tempo del #iorestoacasa
Un foglio bianco. Tante sono le idee che mi ronzano nella testa, lo ammetto. Qualche settimana fa Elisa mi ha fatto quella che in apparenza può sembrare la domanda più innocua del mondo: “Ti piace scrivere?”.
Semplice, diretta… eppure intrigante! Dinnanzi a ciò hai generalmente due scelte: puoi decidere di rimanere nella tua comfort zone, proseguendo con la tua quotidianità, oppure… accettare la Challenge, mettendoti in gioco! Ed eccomi qui, dinnanzi al fantomatico Documento1 di Microsoft Word, vuoto, che mi implora di essere riempito. In questi giorni tutti noi italiani siamo reclusi nelle nostre abitazioni, timorosi di un nemico invisibile che velocemente si sta facendo strada tra di noi. Il motto #iorestoacasa sta diventando il nostro nuovo mantra; la maggior parte cerca di impiegare il tempo facendo quello che per mesi abbiamo accantonato. Lo confesso, penso di non aver mai avuto una casa così pulita – di questo il fidanzato ringrazia, ovviamente!!
Ruolo di massaia a parte, ho iniziato a guardare per noia un reality su Netflix intitolato GlowUp e ne sono rimasta abbastanza colpita, specie se si considera il mio interesse nei confronti della pittura e dell’arte in genere. Anche in questo caso, tutto è cominciato con una domanda: “che cos’è la Bellezza per voi?”.
Si sono susseguite molteplici risposte da parte dei concorrenti, alcune molte banali e scontate, forse quasi noiose. La mia attenzione si è fortunatamente riattivata quando uno dei truccatori ha proposto quello che a mio avviso non è solo una libera rivisitazione dell’antica arte del KINTSUGI, ma anche un vero manifesto fatto carne!
Oro e crepe: il Kintsugi
Ora, vi chiederete… che cos’è il Kintsugi? Nel settore è un’antica tecnica giapponese (sembra risalga al 1400) legata all’ars della ceramica. Riparare con oro o argento, questo è il suo significato a livello etimologico ed è anche quello che accade a tutti gli effetti a livello pratico! La terracotta per il Sol Levante, a differenza di quanto accade in occidente, non è solo qualcosa da ammirare a debita distanza su una vetrina, ma nasce principalmente con uno scopo poiché ha un’utilità collettiva… d’altronde piatti, tazze e teiere sono indispensabili alla vita civile! Come sappiamo bene, è inevitabile che prima o poi una serie di sfortunati eventi porti l’oggetto a rompersi o a consumarsi. Personalmente questa fase è spesso seguita da una serie di imprecazioni, sguardi rivolti al cielo e sbuffi!! È proprio in questo momento di accettazione che interviene il Kintsugi, perché l’artigiano giapponese non si lascia abbattere, e si fa in quattro per donare nuova linfa all’opera d’arte, una seconda chance!
Dalla teoria alla pratica
I cocci vengono riuniti e incollati con una lacca, chiamata Urushi, creata dalla resina di alcuni alberi presenti in Cina, Giappone, India e Corea. La resina, unita con della farina di riso o di grano, è accuratamente distesa tra le parti e il tutto viene successivamente fatto riposare per 1 settimana in un luogo umido, chiamato Muro.
Il procedimento, fatto più e più volte, viene ultimato aggiungendo la lacca rossa mescolata alla polvere d’oro (in origine veniva usato oro di 24K, mentre oggi sono preferiti materiali sicuramente più economici e più veloci nell’asciugatura, come la resina epossidica bicomponente, che si asciuga nell’arco di 10 minuti!). Solo dopo alcune settimane nel muro, il prodotto può definirsi effettivamente stabilizzato. A conclusione di questo lungo restyling ci troviamo di fronte a un’entità al cui interno convivono 2 anime: quella originaria che non dimentica i propri pregi e quella restaurata, che non cerca di nascondere i difetti, ma anzi li esalta.
Kintsugi, la vita come opera d’arte
Incanto e disincanto. In Giappone, tutto si riassume con la frase Mono no aware – condividere empatica per tutte le cose. Mi affascina molto questa filosofia di riuso, l’idea di esaltare ulteriormente le crepe – o forse è meglio parlare di cicatrici? – con un materiale come l’oro, che è sinonimo di prestigio e di ricchezza. Penso che istintivamente tutti tendiamo a gettare, ad abbandonare o quasi a rinnegare tutto quello che ci appare poco perfetto; addirittura a volte imponiamo a noi stessi delle maschere per celare le nostre mancanze caratteriali o fisiche.
Come la porcellana, anche l’uomo è fragile poiché, per infinite ragioni, può rompersi e cadere in mille pezzi … che fare a quel punto? Diventiamo anche noi come quei maestri artigiani, ci studiamo nel profondo, assembliamo tutti i cocci e ci diamo una seconda opportunità, orgogliosi di tutti quei difetti che ci hanno reso quello che siamo. Oggi, un simile pensiero lo trovo perfettamente azzeccato anche per il nostro Paese, l’Italia, una terra ricca di bellezza e di sapori unici, ma allo stesso tempo colpita da tanti pregiudizi, specie in queste ultime settimane.
Articolo scritto da Martina Ossato, amante dell’arte in tutte le sue sfumature, diplomata in architettura e design, laureata in Beni Culturali e infine specializzata nel 2015 in Discipline Artistiche, con una tesi in economia e commercio dell’arte, presso l’Università di Verona.