Due donne seriose condividono la scena, una vestita con abiti sontuosi mentre l’altra è… decisamente meno “impostata”. Un angioletto le separa, mentre gioca con l’acqua di una fontana. Dietro di loro un paesaggio bucolico. Questo è Amor Sacro e Amor Profano di Tiziano Vecellio, o almeno ciò che a primo sguardo si presenta dinnanzi a noi.
I miei consigli per godersi al meglio Amor Sacro e Amor Profano
L’aspetto più intrigante nella storia dell’arte è che nulla è mai come sembra: significati nascosti si possono celare tra le pennellate, i segreti più inconfessabili manifestarsi sotto gli occhi di tutti o addirittura si possono presentate dei veri rompicapo creati per la gioia dei committenti (Lotto ne è un esempio!). È proprio questo alone di mistero il motore che fa girare un grande ingranaggio noto come analisi dell’opera.
L’enigmatica tela è oggi gelosamente custodita alla Galleria Borghese di Roma. Nel Dicembre del 2015, durante una mini fuga di 2 giorni, ho avuto finalmente il piacere di vedere questo luogo unico, un vero scrigno al cui interno sono esaltate delle opere che vi faranno certo venire la pelle d’oca! Apollo e Dafne di Bernini, il Ratto di Proserpina, Paolina Borghese di Canova, il Giovane con canestro di frutta di Caravaggio…vere gioie per gli occhi!
Vagavo per le varie stanze del palazzo e a un certo punto… eccola lì! Amor Sacro e Amor Profano. Una grande emozione. Ma come possiamo godere al meglio di un’opera come questa?
Regola n.1: dì a Stendhal e alla sua fantomatica sindrome di starsene buoni!
Quando ci troviamo di fronte a qualcosa che abbiamo più e più volte studiato, possiamo sentire ben più di un brivido lungo la schiena! Questo stato di malessere è stato teorizzato proprio da Stendhal, il quale in un viaggio a Firenze quasi ci lasciò le penne dinnanzi ai capolavori di Santa Croce. Perciò il mio consiglio è: facciamo un bel respiro, contiamo fino a 10 e teniamo gli occhi ben aperti!
Regola n.2: conoscere il creatore
Ora, riassumere la vita di un personaggio come Tiziano Vecellio, in poche righe e senza risultare noiosa è davvero difficile … ma ci proverò! Quest’uomo, che oggi definiremmo quasi un montanaro – nasce a Pieve di Cadore nel 1488 – incarna a tutti gli effetti lo stereotipo del self made man: a 9 anni decide di lasciare la famiglia e i suoi agi per recarsi a Venezia, che all’epoca è la città delle mille possibilità.
Qui impara l’arte della pittura e piano, piano crea un proprio stile, fatto di pennellate veloci e quasi totale mancanza di disegno preparatorio. Il suo talento attira a sé l’attenzione dei signori più potenti, tra i quali l’Imperatore Carlo V, che lo vuole addirittura come suo pintor primero. Dalle sue mani nascono veri capolavori. L’unica falla in una vita a dir poco perfetta? Un figlio problematico che, alla morte del padre, non esiterà un secondo a sperperarne l’eredità!
Regola n.3: comprendere il contesto
Amor Sacro e Amor Profano – un titolo di convenienza scelto nell’Ottocento – è un olio su tela, 118 cm d’altezza e 278 cm di larghezza, certamente commissionato nel Maggio del 1514-1515 dalla famiglia Aurelio. Si tratta di un dono, un augurio per due giovani la cui storia d’amore può essere degna di una tragedia shakespeariana! Segretario dei Dieci, Nicolò Aurelio ebbe difatti la sfortuna di sentenziare alla condanna a morte per tradimento di Bertuccio Bagarotto, giurista padovano nonché padre della sua amata, Laura. Solo dopo un bel po’ di tempo il nome della famiglia verrà rivalutato e dopo varie peripezie Nicolò e Laura si giureranno finalmente amore eterno.
Regola n.4: largo alle interpretazioni!
Questa è la parte certamente più accattivante! Per alcuni studiosi non ci troviamo dinnanzi a due donne distinte, bensì alla stessa. Trattasi di Laura? Purtroppo non lo sapremo mai con certezza! La donna di sinistra è abbigliata come una sposa del Cinquecento, con colori candidi e vesti voluminose, con tanto di guanti – simbolo di nobiltà ma anche di fedeltà – e cintura.
Decisamente più casual la donna di destra che si presenta completamente nuda, tranne per quel poco di stoffa bianca che la copre nelle parti intime. Nel Convivio viene sentenziato che esistono 2 Veneri, quella Celeste ovvero l’amore intellettuale e divino, e quella Volgare, dedica al divertimento carnale e al godimento terreno. Probabilmente l’artista voleva proprio rendere manifesta questa polarità, due aspetti inscindibili e necessari in un matrimonio d’amore e non di convenienza.
Tra queste maestose figure si materializza un Cupido che non sembra darsi troppa pena per loro: il piccolo è infatti intento a giocare con l’acqua contenuta in un sarcofago. Il contenitore è molto austero specie a causa delle scene di lotta che probabilmente alludono alla morte del padre di Laura, una perdita certo sofferta e combattuta. Tra questi rilievi svetta lo stemma di famiglia degli Aurelio. Il ruolo di Cupido? Temperare le acque, appianare le divergenze del passato per poter far spazio alla limpidezza del futuro.
Il bacile d’argento. Un oggetto usato spesso nella quotidianità, eppure una fonte inesauribile di significati! In seguito vi riporto quelli più accreditati: secondo Ripa è da collegarsi al simbolo della Giustizia, mentre per il mondo pagano ed ebraico è sinonimo di Innocenza (lavarsi le mani); diversa è la teoria di Goffen, che vede il contenitore come un dono della donna e perciò allusione all’atto sessuale e al suo futuro ruolo di madre (tradizione di lavare le mani alla puerpera). Ciò che è innegabile è la presenza in piena vista dello stemma dei Bagarotto sul contenitore.
Regola n.5: fai sempre le tue considerazioni
Critici e storici dell’arte da sempre si sono scervellati per poter dare un senso, uno scopo più alto agli innumerevoli capolavori giunti fino a voi, specie questo! Gli artisti hanno occasionalmente espresso il significato dei propri lavori specie i grandi maestri del Rinascimento, perciò per gli studiosi risulta ancora più accattivante la ricerca!
Ma quando lo studio diventa accanimento? Leggere, studiare, comparare le fonti… certamente tutto questo ci da la flebile parvenza di avvicinarci alla mente dell’artista, di poter carpirne i più intimi segreti. Nonostante il divertimento della ricerca, spesso mi sono chiesta se quest’ultima, portata all’ossesso da taluni critici, non sia in realtà una mera presunzione, uno snaturare l’oggetto di studio. È importante perciò comprende quando si sta oltrepassando quel limite sottile, quando è doveroso fermarsi!
Mi piace pensare che nonostante i nostri sforzi, tra creatore e creatura ci sia e ci sarà sempre un legame intimo e una complicità che nessuno di noi potrà mai capire appieno. Forse ciò che ci attrae dell’arte sta proprio lì, in quel accordo sussurrato tra una pennellata e l’altra, un patto che necessita di protezione e cura.
Articolo scritto da Martina Ossato, amante dell’arte in tutte le sue sfumature, diplomata in architettura e design, laureata in Beni Culturali e infine specializzata nel 2015 in Discipline Artistiche, con una tesi in economia e commercio dell’arte, presso l’Università di Verona.