Studio e lavoro in Portogallo. Oggi ospitiamo Serena che ci racconta i suoi due anni a Lisbona.

Chi va all’estero per studiare spesso decide di tornare nel Paese che li ha ospitati per fare un’esperienza di lavoro. Io ho fatto così e come me tante altre ragazze che mi è capitato di intervistare per la mia rubrica Vivere all’estero.

È il caso anche di Serena che è stata due anni in Portogallo, anche se non di seguito. La prima volta ci è andata in Erasmus e poi invece per lavoro in un’azienda farmaceutica internazionale.

studio e lavoro in Portogallo_Serena

Cosa ti ha spinto a fare un’esperienza di studio e di lavoro in Portogallo?

Devo chiaramente fare una distinzione:

  • Erasmus in Portogallo: ho studiato psicologia all’università e questo ha sempre alimentato la mia voglia di conoscere persone da tutto il mondo. Inoltre, mi piaceva l’idea di vedere quanto e come cambiasse l’approccio e l’uso di questa disciplina in paesi diversi dal nostro. Per cui mi sono candidata per partecipare a questa esperienza (che dico sempre che è una delle migliori e formative che si possa fare nella vita), vincendo una borsa di studio per 6 mesi. Ho talmente tanto amato il Portogallo e le persone che condividevano con me questi momenti di introspezione e crescita, che ho deciso di prolungare il programma di scambio per il resto dell’anno.
  • Lavoro: ammetto di esserci arrivata un po’ per disperazione. Nel senso che qua in Italia non si muoveva niente e io, come tutti, avevo bisogno di lavorare. Si è presentata quella che pareva un’occasione interessante a Lisbona per cui nel giro di 10 giorni ho fatto armi e bagagli e sono ripartita verso la città del fado, la mia seconda casa.

Qual è stato l’aspetto che ti è piaciuto di più delle tue esperienze di studio e lavoro in Portogallo?

In molti penserebbero il “mettersi in gioco”, ma per me non è stato questo l’aspetto che mi è piaciuto di più! Sono andata via di casa appena ho terminato il liceo e di salti nel vuoto ne ho fatti sempre tanti, per cui non parliamo (in entrambi i casi) di una novità per me. Era più una normalità dovuta al mio carattere e alla mia voglia di scoprire (facevo parte del team “da grande voglio fare l’astronauta” quando ero piccola).  Ciò che ogni giorno mi faceva letteralmente impazzire era che parlavo tutte e 5 le lingue che credevo di conoscere. Dico credevo perché in realtà le ho ben apprese solo in Erasmus.

Ricordo che ero confusa, soprattutto tra spagnolo e portoghese, ma nonostante questo ero felicissima. Penso che la lingua sia uno dei modi più intimi per entrare davvero in contatto con un popolo diverso dal proprio, per comprenderlo a fondo e sentirsene davvero parte. E io, incredibilmente, ci stavo riuscendo e con varie nazionalità. Ho capito che, finalmente, avevo tutto in mano per vivere al meglio il mondo nella sua completezza. E poi ho amato sperimentare la vera “saudade”, che è un sentimento prettamente portoghese e che indica una sorta di nostalgia del futuro.

Lisbona_miradouro

Viaggiare è stato parte della tua decisione di fare queste esperienze?

Chiaro, anche viaggiare, eh! Ma anche in questo caso ho cominciato a farlo da molto giovane. Ho una sorella che lavora in una compagnia aerea rinomata e questo mi ha permesso di intraprendere viaggi di vario tipo già da piccolina.

Hai incontrato delle difficoltà? Se sì, quali?

In Erasmus no, è filato tutto meravigliosamente liscio. Non mi sono mai sentita sola, e per istinto di sopravvivenza ho appreso il portoghese con molta facilità.

Lavorativamente parlando ci sono stati più disagi. Lisbona è una città assolutamente meravigliosa e che sta vivendo un periodo di forte crescita, ma che, purtroppo, non sa gestire. Mi spiego meglio: molte aziende straniere hanno investito nella capitale lusitana e questo ha portato a un notevole numero di nuovi abitanti. Contemporaneamente il Portogallo ha puntato tantissimo e bene sul turismo creando, consequenzialmente, un numero enorme di visitatori. Ecco, tutto questo ha fatto totalmente impazzire la città. Un esempio? Percorrere 10 km in autostrada voleva dire 1 ora e mezza di incanalamento in strada.

Ero costretta ad uscire di casa alle 06:30 di mattina per riuscire a rientrare alle 19:45. Mi sembrava di buttare la vita. Inoltre, gli stipendi non erano (probabilmente sono) assolutamente bilanciati con il costo della vita che, almeno a Lisbona, cresceva esponenzialmente giorno dopo giorno. Però devo ammettere che il sistema funzionava piuttosto bene, non ho mai avuto un ritardo nei pagamenti e anche gli straordinari erano riconosciuti a dovere.

Quali competenze hai acquisito a livello personale e/o professionale?

Quasi tutto, direi! Se sono quella che sono è grazie alle mie esperienze di vita a Roma e poi a Lisbona. Sono originaria di una piccola provincia del Lazio e il mio cambiamento principale è avvenuto quando mi sono approcciata a queste due grandi e diverse realtà.  Ad ogni modo, almeno un paio (forse 3) di esempi di accrescimento ve li voglio fare. Il primo è che non mi ferma più niente e nessuno. Il secondo è che ho imparato ad essere super resiliente e a vedere la caduta come una nuova occasione. E il terzo è che ho capito che il mondo è fatto di persone meravigliose e che soli ci si sta per scelta, altrimenti ci sono miliardi di possibilità per creare rapporti più o meno intimi.

Studio e lavoro in Portogallo

Quali raccomandazioni daresti a chi volesse intraprendere questo percorso?

Di essere tolleranti e sempre in versione spugna per apprendere il più possibile. Di chiedere aiuto se necessario senza avere paura del prossimo. E come ultima cosa di aprirsi a qualsiasi tipologia di persona, anche a quella che sembra lontanissima dal nostro modo di essere.

C’è qualcos’altro che vorresti raccontare di questa esperienza di studio e lavoro in Portogallo?

Solo che grazie a questa ho iniziato a viaggiare da sola e che, da quel giorno, non ho più smesso. Viaggio in solitaria per piacere, e coordino gruppi di persone in viaggio per lavoro. Insomma, ho capito la mia vera attitudine.

Serena racconta le sue avventure sul blog I frattempi della mia vita