In questo articolo scritto a quattro mani con Martina, vi portiamo alla scoperta di un luogo dove storia e mito si intrecciano perfettamente: il palazzo di Cnosso a Creta.
Per gli appassionati di arte e di letteratura, Creta non è solo una splendida isola dalle limpide acque cristalline, ma anche il teatro di alcune delle più famose scene tratte dai racconti omerici, nonché la culla dell’arte minoica.
Arte minoica e labirinto di Cnosso
Proprio in questa terra, difatti sono ancora oggi conservate notevoli testimonianze risalenti al 1.600 a.C., periodo nel quale regnò il famigerato re Minosse.
Inevitabilmente, quando viene nominato questo sovrano, nella testa si palesa subito la mia insegnante di storia delle elementari che con perizia, tenta di disegnare un labirinto con un gessetto scricchiolante. Se anche voi lo state pensando, allora vuol dire che anche la vostra maestra, in qualche modo, ha svolto il suo compito diligentemente!
Ebbene sì, perché Minosse è proprio colui che – secondo il mito – ordinò a Dedalo, il primo architetto della storia, la costruzione di un grande labirinto all’interno del quale liberare il minotauro. Realtà? Fantasia? Ciò che è certo è che tra il 1900 e il 1932, Sir Arthur Evans riuscì a riportare alla luce e a restaurare il palazzo di Cnosso, una costruzione talmente intricata da giustificare il leggendario labirinto.
Il mito del minotauro
La leggenda del minotauro affonda le sue radici a Creta, dove regnava un re ritenuto illegittimo dai suoi sudditi, il re Minosse. Minosse, figlio di Zeus ed Europa, era preoccupato di come lo percepivano i sudditi, quindi, chiese al dio del mare, Poseidone, un toro. Questo regalo sarebbe stato il segno dell’approvazione degli dèi dell’Olimpo e la sua legittimazione come sovrano.
Il toro ricevuto in regalo da Poseidone era bianco e bellissimo, ma Minosse lo avrebbe dovuto sacrificare per volere degli dèi. Minosse disobbedì: non voleva sprecare un toro così maestoso che invece decise di usarlo come toro da monta per le sue mandrie. Poseidone ben presto scoprì che Minosse non aveva sacrificato l’animale come gli era stato ordinato e per punirlo, fece innamorare la moglie di Minosse, Pasifae, del toro.
Dall’unione di questi ultimi, nacque Asterio, un minotauro: creatura leggendaria e mostruosa, metà toro e metà uomo. Nonostante avesse le gambe come un uomo, la natura era quella dell’animale, quindi era selvaggio e potenzialmente pericoloso per gli altri.
Minosse decise quindi di rinchiuderlo ed è allora che ordinò a Dedalo di costruire un palazzo a forma di labirinto: il labirinto di Cnosso.
Dedalo costruì un palazzo che era un vero e proprio labirinto: camere, corridoi, finti ingressi e finte uscite per impedire al minotauro di uscire.
Nel frattempo, Androgeo, figlio di Minosse e Pasifae e grande atleta, si recò ad Atene per partecipare ai giochi ginnici, e lì fu ucciso da dei giovani ateniesi.
Minosse, dopo la perdita del figlio Androgeo, decise di vendicarsi: sconfisse gli ateniesi e ordinò loro di inviare, ogni anno, sette fanciulli e sette fanciulle da sacrificare al minotauro che si cibava soltanto di carne umana.
Teseo, figlio del re di Atene Egeo, voleva sconfiggere il minotauro. Si offrì quindi volontariamente di aggiungersi ai fanciulli da sacrificare al mostro e partì alla volta di Creta. Lì conobbe Arianna, la figlia di Minosse e Pasifae e si innamorò di lei. Corrispondendo il suo amore, Arianna, prima che Teseo entrasse nel labirinto, gli porse un filo di un gomitolo che avrebbe dovuto srotolare man mano che si avventurava dentro al labirinto. In questo modo non si sarebbe perso e avrebbe ritrovato la via d’uscita.
Teseo riuscì a sconfiggere il minotauro e partì alla volta di Atene con la sua amata Arianna. I due concepirono, consumando il loro amore, Demofonte, il futuro re di Atene.
Arianna però fu abbandonata sull’isola di Nasso (Naxos) durante la traversata. Sembra che Teseo avesse abbandonato Arianna perché aveva sognato Dioniso, il quale gli disse che la voleva per sé e gli intimò di lasciarla sull’isola. Rimasta sola, la povera ragazza iniziò a piangere, finché arrivò Dioniso a confortarla e a portarla via.
Dioniso la prese in moglie, e le regalò un diadema forgiato dal dio del fuoco. Si narra che dal diadema scagliato in cielo, nacque la costellazione della Corona Boreale.
Poseidone, infuriato con Teseo per aver abbandonato Arianna, provocò una tempesta che squarciò le vele bianche della sua nave, costringendo quindi il ragazzo a issare le vele nere.
Il re Egeo, prima che Teseo partisse, aveva chiesto al figlio di issare le vele nere solo in caso di sconfitta e vedendo avvicinarsi una nave con le vele nere, decise quindi di togliersi la vita, gettandosi nel mare che ha poi preso il suo nome: il Mar Egeo.
Curiosità sul mito di Teseo e il minotauro
Sapete che l’espressione ‘piantare in asso’ deriva dal mito di Teseo e il minotauro? Se avete letto i paragrafi precedenti avrete notato che Teseo abbandonò Arianna sull’isola di Nasso – da qui piantare in asso forma scorretta di piantare in Nasso.
Il palazzo di Cnosso: l’architettura
Il palazzo di Cnosso, come molte altre architetture scoperte successivamente, si sviluppa attorno a un grande spazio centrale, lastricato e privo di copertura. Da questo punto si diramano i vari “nuclei abitativi” del palazzo, posizionati su vari livelli, assecondando così l’andamento del terreno stesso. Non ho volutamente usato la parola “stanze” perché l’abitazione di Cnosso è stata concepita in realtà come un vero e proprio palazzo-città, dove si svolgevano importantissime attività di natura religiosa, politica ed economica!
Le molteplici unità architettoniche presenti all’interno di Cnosso sono punteggiate da innumerevoli colonne rastremate – verosimilmente lignee – decorate da colori molto intensi, come il giallo, il rosso e il bianco su sfondo nero. All’interno di questa mastodontica struttura i colonnati sormontati da capitelli a toro, sono una presenza ricorrente, tanto da indurre il povero visitatore a perdere decisamente la bussola!
Oggigiorno molti di noi sono affascinati dalle creazioni di quegli architetti zen che propongono al grande pubblico degli ibridi abitativi, dove l’architettura interagisce con la natura circostante. Eppure, questa filosofia non è certamente figlia dei nostri tempi, anzi! Ciò diventa palese, nel momento in cui un visitatore mette per la prima volta piede nel palazzo di Cnosso: qui, sono presenti delle speciali zone verdi, dove regna un’affascinante fusione tra interno ed esterno, natura e uomo.
Proprio il rapporto tra uomo e natura è il grande protagonista dei pochissimi affreschi giunti fino a noi e oggi conservati presso il Museo archeologico di Candia, nel centro della città di Iráklion. La pittura parietale più famosa proveniente dal palazzo di Cnosso è “Il gioco del toro”, un’opera che rappresenta due fanciulle e un ragazzo intenti a destreggiarsi in quello che un tempo doveva essere lo sport nazionale di Creta: il salto del toro.
In questa scena tutto sembra essersi frizzato nel tempo, a cominciare dal povero animale che per l’occasione è stato raffigurato con delle dimensioni eccessive, probabilmente per aggiungere pathos all’azione. Le figure femminile sono riconoscibili dallo spettatore solo grazie alla pallida colorazione della loro carnagione. Così come nell’arte egiziana, anche in quella minoica i soggetti non sono mai rappresentati tridimensionalmente, ma vengono resi sempre di profilo, con ampie campiture di colore e linee sinuose.
Palazzo di Cnosso: la sala del trono
Una stanza famosissima all’interno del palazzo di Cnosso è la sala del trono, le cui pareti sono abbondantemente tempestate da affreschi a soggetto naturalistico e geometrico. Qui, il trono in alabastro è stato lavorato da mani esperte nell’arte dello scalpello, tuttavia ciò che attira l’attenzione dello spettatore sono i 2 grifoni raffigurati appollaiati, mentre vigilano il sovrano.
Altrettanto particolare è la decorazione della zona inferiore di queste pareti, dove il pittore sembra quasi voler riprodurre le venature del marmo. Una testimonianza simile è davvero speciale in quanto non sono molte le opere elleniche in cui viene sperimentata la tecnica del trompe-l’œil.
Come raggiungere il palazzo di Cnosso
Il palazzo di Cnosso sorge a 5 km dal centro della città di Iráklion, Heraklion in greco, sulle alture di Kefala. Per un turista fai da te, raggiungere questo luogo non è estremamente difficile poiché basta usufruire del bus numero 2, che ogni 20 minuti circa collega il porto di Iraklio con Cnosso.
Visitare il palazzo di Cnosso: orari e biglietti
ll Palazzo di Cnosso, in estate, è aperto tutti i giorni dalle 08:00 alle 20:00. Per gli orari di apertura in altri periodi dell’anno vi invito a consultare il sito ufficiale.
Rimane chiuso nei seguenti giorni: 1° gennaio, 25 marzo, 1° maggio, Domenica di Pasqua, 25 e 26 dicembre.
Si può acquistare il biglietto direttamente in loco ma è consigliabile comprarlo online per evitare di fare coda. Nei mesi estivi può fare molto caldo e stare tanto tempo in coda non è il massimo. Se ci andate la mattina presto sicuramente trovate meno gente sia in coda che all’interno del Palazzo.
Il biglietto d’ingresso costa 15€ intero e 8€ quello ridotto.
Ci sono dei giorni in cui l’ingresso è gratuito:
- 6 marzo
- 18 aprile
- 18 maggio
- L’ultimo weekend di settembre
- 28 ottobre
- Ogni prima domenica del mese da novembre a marzo
Che dite, lo fate un salto al palazzo di Cnosso la prossima volta che andate a Creta? Per altre informazioni su come organizzare le vostre prossime vacanze in Grecia, vi lascio il link alla pagina dedicata.