Stai pensando a un’esperienza di studio e lavoro in Germania? Samanta in questa intervista ci racconta come ha vissuto lei quest’esperienza!
C’è un tema ricorrente nelle interviste che sto raccogliendo ed è quello che trascorrere un periodo di studio e lavoro all’estero ti arricchisce. Non solo professionalmente, non è solo una cosa da aggiungere al curriculum infatti. Ti cambia proprio umanamente, perché spesso ti fa capire i tuoi limiti e ti mette nella condizione di imparare a superarli. Ti rende vulnerabile ma trova il modo per fortificarti. Vivere all’estero ti fa crescere, senza ombra di dubbio.
Samanta ce lo racconta nella sua intervista e lo sa bene visto che ha fatto sia un periodo di studio in Germania, partecipando al programma Erasmus a Saarbrücken, sia un’esperienza lavorativa in Turingia, sempre in Germania, della durata di 4 anni e 8 mesi. In questo lungo periodo Samanta ha fatto diversi lavori: insegnante di italiano, guida turistica e commessa. Ha anche fatto volontariato con un’organizzazione LGBT e presso un canile. Si è immersa quindi nella cultura tedesca a 360° e ora ci racconta la sua esperienza.
Cosa ti ha spinto a fare queste esperienze di studio e lavoro in Germania?
Ho partecipato all’Erasmus per mettermi alla prova. Frustrata dal sistema universitario italiano con il quale mi trovavo a combattere spesso quotidianamente, ho voluto vedere quali alternative offriva la Germania. Abituata com’ero a libretti cartacei che spesso non combaciavano con quelli elettronici, alle infinità di documenti inutili e ai libri spesso irreperibili, davvero, partire mi ha permesso di respirare una boccata d’aria fresca.
Una volta tornata in Italia, però, non sono più riuscita a adattarmi ad un sistema che fa dell’eccezione (in negativo) una regola oppure almeno una scappatoia. Ho impacchettato le mie cose, ho contattato un paio di amici già residenti all’estero e mi sono buttata. Ho raggiunto Jena dopo un viaggio in treno di quasi 20 ore ma, non appena arrivata, ho capito di aver fatto la scelta giusta. Pur nei momenti più neri, davvero, non mi sono mai guardata indietro.
Qual è stato l’aspetto che ti è piaciuto di più di questa esperienza di studio e lavoro all’estero?
Provenendo da una realtà piccolissima, spesso si è costretti a vivere secondo categorie scelte dagli altri. Anche una volta trasferitami per conto mio, con una laurea ed un posto di lavoro, sono sempre stata presa in considerazione come “la figlia di”. Pur allontanandomi di tanto dai preconcetti di un paesino rurale che si definisce moderno solo quando gli conviene, non ho mai avuto libertà di movimento. Per questo, una volta trasferitami, ho subito goduto del fatto che potevo essere esattamente la persona che, in quel momento, volevo essere. Era come una ripartenza, un reset, una possibilità incredibile che mi si è parata davanti e della quale sono estremamente grata.
Hai incontrato delle difficoltà? Se sì, quali?
Adattarsi ad una realtà diversa è sempre complesso, almeno un pochettino. Dover fare i conti con una burocrazia molto molto specifica, fatta di cavilli ed eccezioni, non è stato facile. Allo stesso modo, il costante bisogno di produrre copie e attestati, spesso, mi ha fatta un poco impazzire.
Una volta abituatami, però, è stato tutto più facile e ho potuto apprezzare la particolarità di un sistema forse più difficile da comprendere ma sicuramente efficace.
Quali competenze hai acquisito a livello personale e/o professionale?
Ho imparato a gestire in maniera più oculata il mio denaro, a reinventarmi mille e una volta e a rimettermi in gioco. Il managing è diventato un amico fidato, non più un anglicismo che mi faceva storcere il naso. Ho imparato ad organizzare tutto, sin nei più minimi dettagli, e queste capacità organizzative hanno contribuito a successi piccoli e grandi dei quali sono molto fiera.
Quali raccomandazioni daresti a chi volesse intraprendere un percorso di studio e lavoro in Germania?
Siate preparati. Non solo psicologicamente, quanto anche logisticamente ed economicamente. Vi scontrerete, spesso, con un apparato burocratico ben diverso da quello italiano e dovrete pianificare appuntamenti, incontri e pure consulenze. Allo stesso modo, siate consapevoli del fatto che trasferirsi significherà anche investire denaro in voi stessi su tanti livelli diversi: alloggio, corsi formativi, trasporti e via discorrendo. Prima di mettervi in marcia, quindi, pianificate un budget realistico e cercate di mettere da parte quanto più potrete. Avere un cuscinetto di sicurezza, soprattutto per il primo periodo, vi permetterà di muovervi in relativa libertà senza il cruccio perenne del portafoglio che piange e del futuro che si fa sempre più nero.
C’è qualcos’altro che vorresti raccontare di questa esperienza di studio e lavoro in Germania?
C’è una cosa che ripeto spesso e che, ogni volta, mi capita di mormorare almeno tra i denti: “partite perché volete farlo, non perché vi sentite in dovere di farlo”. Ho incontrato tantissimi espatriati che rimpiangevano tutto, dal cibo alla famiglia passando per gli amici e la città natale, ma che rimanevano “perché si fa così”. Si lamentavano almeno tre volte al giorno ma, davvero, non ne volevano sapere di cambiare la propria condizione.
Se non ve la sentite, se non vi credete pronti, se lo fate solo perché vedete amici o conoscenti avere successo all’estero, forse, dovreste pensarci un poco su. Quella degli espatriati è una realtà complessa, spesso un po’ crudele e richiede un grande spirito di adattamento ma anche di sacrificio. Ricordatevene, quando prenderete in considerazione l’idea di trasferirvi all’estero.
Samanta vi racconta le sue esperienze da ‘expat’ sul blog Hopeless Wanderer, andate a dare un’occhiata se questa intervista vi ha incuriositi!