Oggi vi racconto la storia di Fabiana, 26 anni, che ha deciso di studiare in Australia. Anziché scegliere una meta europea, come tanti studenti fanno, ha deciso di uscire dalla sua comfort zone e di scegliere l’Australia come destinazione e la Western Sydney University come sede per i suoi studi.
L’Australia, terra tanto idealizzata quanto sconosciuta, ha riservato anche delle sorprese a Fabiana, ma leggiamo direttamente l’intervista per saperne di più…
Cosa ti ha spinto a fare quest’esperienza di studio Down Under?

Quando è stato il momento di lasciare il Portogallo, dopo la mia prima esperienza di studio all’estero, è stato un distacco che mi ha portato tantissimo dolore. L’indipendenza, conoscere ogni giorno persone nuove con le scuse più disparate, andare a dormire ogni sera con la consapevolezza di aver imparato qualcosa di nuovo. Questo non lo puoi spiegare a nessuno, raramente chi non ha fatto un’esperienza come questa riesce a comprenderne euforie e tristezze. Così quando sono tornata a casa, sapevo già che sarei ripartita presto. In realtà ci è voluto un anno e qualcosina, ma ce l’ho fatta.

Qual è stato l’aspetto che ti è piaciuto di più?
Avete mai sentito parlare della Sindrome di Parigi? La Sindrome di Parigi è stata scoperta e studiata a partire da un gruppo di turisti giapponesi, ed è proprio loro che colpisce maggiormente. In buona sostanza, i turisti affetti da questa sindrome tendevano a idealizzare Parigi al punto che una volta finalmente giunti nella capitale francese l’idealizzazione si scontrava con la realtà, che risultava per loro molto differente da come se la fossero immaginata – ovviamente molto meno bella. Ecco, credo che io in Australia sia stata colpita da questa sindrome: prima di partire tantissime persone mi dicevano “te ne innamorerai e non tornerai mai più”.
Sono tornata – anzi, non vedevo l’ora di tornare: a livello universitario – anche il motivo per cui sono partita - ho sentito di star imparando relativamente poco, e anche nel collegio universitario dove soggiornavo ero una delle ragazze più grandi, e questo si è tradotto in una difficoltà in più nel legare con qualcuno che potesse davvero comprendere i tuoi stati d’animo.
Fortunatamente fuori da Sydney c’era un mondo e appena finiti gli esami ho preso tanti di quegli aerei domestici che ancora oggi faccio fatica a contarli.
Se la risposta alla precedente domanda è viaggiare/esplorare i dintorni, raccontacelo…
Rientrare in Europa dall’Australia – più precisamente da Sydney – significa che per almeno 5 ore volerai in direzione ovest senza lasciare il paese. Ciò significa che visitare tutta l’Australia è molto difficile se non impossibile.
Per me, studentessa squattrinata – e messa ancora più in difficoltà dagli esorbitanti prezzi australiani – viaggiare in aereo è stata la soluzione paradossalmente più conveniente: moltissimi ragazzi che viaggiano zaino in spalla utilizzano bus e van per muoversi, mentre per me questa soluzione è da subito risultata infattibile dal momento che dovevo ritagliarmi qualche weekend tra un esame e l’altro e non ho potuto spostarmi per lunghi periodi.
D’altronde spostarsi in aereo in Australia è davvero comodissimo: sapevate che nessuno vi chiederà mai un documento per imbarcarvi su un volo domestico? O che potete portare a bordo con voi qualsiasi tipo di liquido?

Tra i viaggi – quasi tutti in solitaria – che ricordo con più piacere sono sicuramente quello in Gold Coast, che terminò in tutto-tranne-la-Gold-Coast. Siccome il panorama mi annoiava – troppo moderno – mi sono imbarcata su una navetta direzione Byron Bay e da lì Nimbin. Sono stati i tre giorni più incredibili della mia vita. Ho ballato al tramonto con perfetti sconosciuti mentre mi sentivo eternamente grata per tutto quello che stavo vivendo. Ho visto le balene saltare nell’oceano più volte, e i delfini migrare a sud. In Australia tutto è possibile.
Hai incontrato delle difficoltà? Se sì, quali?
Si, per la prima volta ho provato solitudine. Aver già vissuto un’esperienza all’estero ha avuto effetti contrastanti su di me: Lisbona mi aveva lasciato fiera, avevo chiuso una relazione importante che mi rendeva infelice e mi sentivo bene più che mai. Sono partita per Sydney con moltissime aspettative, che sono state per lo più disattese. Sono tornata da Lisbona con quella che chiamo una famiglia, amici che sento tutt’ora sebbene siano passati più di quattro anni. Da Sydney pochi contatti con qualche persona, ma niente più.

Quali competenze hai acquisito a livello personale e/o professionale?
Ho imparato a cavarmela, a gestire. Gestire quello che ritenevo dovesse essere gestito e a lasciare andare quello che non serviva.
Sono sempre stata una studentessa modello, e anche a Lisbona ho perso esperienze incredibili per colpa dello studio. A Sydney ho imparato a rallentare: mai ho anteposto lo studio a una camminata sull’oceano. Può sembrare banale ma per me prima non era così. Ho imparato che meno a volte vuol dire di più.
Quali raccomandazioni daresti a chi volesse intraprendere questo percorso?
Dovete volerlo davvero, ma veramente. L’Australia non è la Francia, non è la Germania: non puoi tornare a casa per un weekend per disintossicarti e per rivedere i volti dei tuoi amici. Non ci sono inbetweens – o sai che puoi farlo oppure potresti davvero passare delle giornatacce. Non voglio spaventare però, non c’è paura o giornata no che l’oceano in Australia non possa curare.
Studiare in Australia: c’è qualcos’altro che vorresti raccontare di questa esperienza?
Evitate come la peste gli Italiani e concentratevi sui locals! Solo così potrete dire di aver vissuto una vera Aussie experience!

Fabiana racconta le sue esperienze di viaggio sul suo blog Travels and other stories, andate a dare un’occhiata!
E’ bellissimo leggere le esperienze di studio all’estero: mi sento meno in colpa. Sto spingendo mia figlia ad aprirsi al mondo e l’ho già mandata a fare il quarto anno all’estero negli Stati Uniti. Malgrado il suo ritorno anticipato, dovuto alla situazione sanitaria mondiale, si è aperta al mondo e il prossimo passo sarà ricercare un’università europea.
Perché dovresti sentirti in colpa? Le stai facendo un regalo per il quale ti sarà grata tutta la vita! ?
Avendo fatto 3 scambi in USA, Francia e Australia ed essendo poi rimasta a vivere proprio Down Under, non posso che consigliare questa esperienza di vita. Se poi in Australia, ancora meglio!
Chi ha fatto una o più esperienze all’estero difficilmente le sconsiglia. Ti piacerebbe raccontarmi uno degli scambi in Usa in un’intervista tipo questa?
Bella intervista. Ha tolto la patina di romanticismo ad un paese che tutti idealizzano e ha raccontato cosa significa essere expat in un Paese che è davvero dall’altra parte del mondo. Ma lo ha fatto splendidamente. E ci ha raccontato il suo segreto per affrontare le giornate no: l’Oceano.
Sono d’accordo con te, Fabiana ha saputo raccontare la sua esperienza con schiettezza e lucidità, bellissima intervista!
Questo articolo è stato molto interessante, soprattutto perché cade proprio nel momento giusto per me perché sto valutando se partire anche io per l’Australia oppure no per un breve periodo. Mi hai dato uno spunto in più di riflessione!
Sono contenta Francesca che questa intervista sia stata utile, magari puoi sentire Fabiana se hai altri dubbi, io purtroppo in Australia non ci sono ancora mai stata.
Non sapevo che fosse possibile fare un’esperienza tipo Erasmus down under. Tra l’altro è curioso leggere che Fabiana si è trovata meglio a Lisbona che in Australia, io avrei immaginato il contrario
Ciao Paola, anch’io sono rimasta sorpresa ma proprio per questo ho apprezzato ancora di più l’intervista di Fabiana. Forse idealizziamo un po’ troppo il lontano, il diverso quindi leggere e sfatare questa idealizzazione mi ha fatto riflettere..
Conosco molte ragazze che in effetti mi hanno dato la stessa spiegazione di Fabiano riguardo la scelta del”Australia. Loro venivano dalla Spagna oppure dall’Inghilterra per andare a fare esattamente la stessa esperienza dall’altro lato del mondo! Forse è più comune di quanto pensassi!
Può darsi, sarebbe interessante leggere altre esperienze simili per capire cosa c’è dietro o quali sono le connessioni tra le due cose.