In questi giorni si sta parlando molto del ruolo degli influencer nel racconto di una destinazione. Premetto che sono una blogger, e faccio un lavoro diverso rispetto a quello dell’influencer, perché se quest’ultimo racconta un luogo attraverso perlopiù immagini e video sui social, io racconto luoghi, storie e culture su un blog, che è un po’ diverso. Ma quindi come raccontare una destinazione per combattere l’overtourism, e perché dovremmo farlo?
Da un certo punto di vista sono privilegiata, perché ho più spazio per il racconto, per soffermarmi sugli aspetti che ritengo importanti, sul poter dare consigli a chi legge il mio blog e poi magari decide di visitare un luogo, su come visitarlo con il rispetto che merita.
L’influencer ha poche righe per parlare di una destinazione, e solitamente cerca immagini ad effetto e, se l’utente finale non fa un minimo di ricerca prima di inseguire lo scatto perfetto, magari si ritroverà come quei turisti sul lago di Como a visitare cose diverse da quelle che si aspettava di vedere. Da un lato quindi la delusione del visitatore nel non ritrovare gli scatti dell’influencer, dall’altra un problema ben più grave che è quello dell’overtourism, ovvero un turismo esagerato che di fatto rovina alcune destinazioni. E poi, solo quando il problema è già ampiamente degenerato, si corre ai ripari con regolazioni del traffico, chiusure, regolazioni degli ingressi e via dicendo. Ma ormai il danno è fatto…
Lungi da me dall’intervenire sulle politiche turistiche che determinate destinazioni dovrebbero mettere in campo, ma di fatto qualcosa bisogna fare per non deturpare luoghi e per far sì, che chi li vive possa continuare a farlo senza dover subire tutte le ripercussioni del caso: aumento (spropositato) dei prezzi, problemi di circolazione, inquinamento, diminuzione della capacità di acquisto e/o affitto degli immobili, tra le altre cose.
Cosa possiamo fare noi blogger, e gli influencer, per promuovere un turismo sostenibile e raccontare luoghi senza rischiare di rovinarli? Come raccontare una destinazione per evitare che venga sopraffatta? Ci sono diverse azioni che possiamo mettere in campo:
- scegliere noi per primi, destinazioni meno celebri, meno instagrammabili, ma magari più interessanti da un punto di vista storico, culturale, naturalistico e promuovere un turismo più lento, più sostenibile – meno alla ricerca dello scatto perfetto e più a contatto con la cultura locale;
- raccontare luoghi meno noti: potreste ribattere che raccontando luoghi meno noti c’è il rischio di sottoporli allo stesso procedimento che negli anni ha rovinato Venezia, Zante, Santorini, il Lago di Braies, il Lago di Como, ecc. Ma a meno che non abbiamo un seguito di milioni di persone, questo è difficile che avvenga e comunque possiamo
- approfondire, in modo che il lettore o il follower o chi visualizza i nostri contenuti sia informato e di conseguenza abbia un maggior desiderio di conoscere un luogo con il rispetto che merita;
- destagionalizzare il turismo, raccontando anche di destinazioni note ma che si possono visitare in periodi dell’anno che non sono alta stagione. Questo avrebbe un triplice beneficio: per chi viaggia, ha modo di vedere un luogo senza folla e magari di beneficiare di prezzi più onesti, per chi ci lavora, di guadagnare dai propri prodotti e servizi anche in bassa stagione, per chi ci vive di avere un po’ meno folla in alta stagione e magari invece avere un po’ di movimento anche nei mesi che altrimenti sarebbero morti, penso a località di montagna in primavera e in autunno e località di mare in autunno e inverno ad esempio;
- raccontare le storie di chi ci vive, delle aziende che lavorano su un territorio, di chi quel territorio lo vive giorno dopo giorno e magari si impegna anche per farlo conoscere in modo sostenibile;
- dare consigli espliciti, su cosa fare e non fare in un determinato posto. Non per prendere una posizione o per metterci nella condizione di chi sa tutto o sa meglio, ma semplicemente perché magari abbiamo più esperienza e una persona che ci legge non sa, non conosce, non lo ha mai fatto. Se io andassi a fare un safari in Africa avrei piacere di leggere anche consigli ‘banali’ perché non essendoci mai stata magari ho un’idea totalmente distorta di quell’esperienza. Ad esempio, nei post sulla montagna, consiglio sempre cosa portare con sé, perché magari una persona che non ci è mai stata non sa che si può scottare anche in montagna o che magari non basta una scarpa da ginnastica. Sono piccole cose che però possono fare la differenza, sia per chi viaggia ripeto, sia per chi ci vive. Quante volte viene chiamato il soccorso alpino perché qualcuno non si era informato o attrezzato nel modo migliore?
E un lettore o un utente social cosa può fare?
Cosa può fare un lettore o un utente dei social per evitare l’esperienza dei due turisti che cercavano #LakeComo e invece si sono ritrovati in un tour guidato sulle bellezze culturali e architettoniche della città di Como, annoiandosi? Basterebbe informarsi. Se vedete una foto che vi piace sui social, cercate informazioni su quel luogo, leggete i blog di viaggi, le esperienze di chi ci è già stato e non soffermatevi solo sullo scatto bello e patinato, spesso non è la realtà.
E voi cosa ne pensate?
Parole sante le tue! Certo che in un’epoca in cui tutto deve essere veloce la maggior parte della gente non si ferma a leggere e a informarsi e anche quando viaggia non si sofferma sulle realtà locali
Da blogger mi ritrovo in tutto quello che dici e cerco di farlo anche io. Purtroppo però capita anche a noi do visitare mete turistiche in alta stagione. La soluzione? Secondo me in Italia bisogna puntare sulla destagionalizzazione
Condivido il tuo pensiero anche se è difficile destagionalizzare avendo ad esempio solo le vacanze scolastiche per poter andare via.
Vivo a Roma dove siamo davvero afflitti dalle orde di turisti che visitano la città. La questione è molto delicata e dovrebbe essere affrontata a livello delle amministrazioni. Personalmente non cerco mete alla moda e quindi non ne scrivo, e parlando spesso di arte spero di fare cultura più che pubblicità.
Ho letto il tuo articolo con interesse. I consigli che hai scritto sono tutti molto interessanti e sono d’accordo con te soprattutto quando metti in chiaro la differenza tra noi blogger e gli influencer, spesso veniamo assimilati, forse qualche blogger è anche influencer, ma in generale c’è una grande differenza tra queste due figure. Il buonsenso e l’educazione rimangono alla base di un turismo sostenibile, purtropp molto spesso non è così!
Si infatti, basterebbe davvero poco!
Secondo me noi non dobbiamo caricarci di responsabilità che non abbiamo. Piuttosto dobbiamo educare (nel nostro piccolo) chi ci legge ad un turismo responsabile, a rivalutare la bassa stagione ed un tipo di soggiorno maggiormente responsabile e rispettoso.
Certo, quello sicuramente!
Ho davvero apprezzato molto questo articolo e lo condivido in tutto e per tutto! Nel mio piccolo sto già mettendo in pratica tutte le tue considerazioni nella speranza che ci mi legge, affronti la sua futura vacanza con più consapevolezza e perché no, un maggiore interesse per il luogo che visiterà! 🙂
Si, se noi iniziamo nel nostro piccolo a promuovere un turismo più sostenibile, magari qualche piccolo cambiamento ci sarà
Hai ragione su tutto, ma spesso mi chiedo se, raccontando di luoghi meno noti, non rischiamo poi di portare troppi turisti anche lì! Ho dei luoghi che vorrei rimanessero così, quasi incantati. È dura capire come comportarsi con il fenomeno dell’over tourism.. basterebbe un po’ di rispetto per i luoghi anche.
Hai proprio ragione, rispetto e buonsenso!
Si tratta di una questione molto controversa, su cui ultimamente ho letto parecchio, soprattutto per quanto riguarda destinazioni come Barcellona e Venezia, ma le problematiche sono un po’ le stesse ovunque: aumento dei prezzi, inquinamento, sovraffollamento – come hai scritto tu. Non so se ci sia una soluzione, chissà. Sono d’accordissimo con te: è fondamentale informarsi.
Si basterebbero un po’ di informazione e buonsenso perché non si verifichino situazioni così.