Quando pensiamo alle bellezze artistiche del centro storico di Vicenza, automaticamente il nostro pensiero va alla Basilica, un celebre edificio rielaborato nel Cinquecento dall’architetto Andrea Palladio e situato in Piazza dei Signori. Tuttavia, questa città ha decisamente molte altre meraviglie da offrire, come Casa Pigafetta. Ma continuate a leggere per saperne di più!
La nostra vita fino a qualche settimana fa era scandita da ritmi talmente serrati da non riuscire proprio ad accorgerci della moltitudine di opere che costellano il centro storico. Io stessa ammetto di esserne stata vittima: passeggiando come sempre lungo la Via del Corso, solo 3 anni fa mi sono finalmente accorta di una curiosa colonna – o quello che ne rimane – sulla quale è inciso un trucido aneddoto risalente al Cinquecento! Tra questi gioielli che passano inosservati, oggi vi voglio raccontare di un edificio unico: Casa Pigafetta.
Casa Pigafetta: un incontro inaspettato
Mi sono imbattuta in questa architettura qualche anno fa, grazie ad una cara amica – ex collega della Biblioteca Bertoliana, che un giorno – con il pretesto di farmi assaggiare la miglior torta al cioccolato di Vicenza – ha vestito i panni del cicerone e mi ha accompagnata alla scoperta degli angoli meno “battuti” dai turisti. A Contrà Pigafetta, una laterale sulla destra, dopo Piazza delle Erbe, abbiamo fatto la nostra prima tappa culinaria. Devo ammetterlo: quel dolce è davvero difficile da battere, ragazzi! Piena di entusiasmo, sono uscita dal locale ed è stato solo allora che ho aguzzato meglio lo sguardo – sarà che con la pancia piena si ragiona meglio?! – sull’altro lato della strada c’è un’architettura davvero singolare e degna di attenzione!
Premessa: Casa Pigafetta è tuttora abitata e non è possibile visitarla all’interno. L’edificio si trova incassato tra le altre abitazioni del centro storico di Vicenza, lungo una strada leggermente in salita; il taglio netto alla base dell’entrata fa presagire che un tempo ci fossero dei gradini che sono stati rimossi solo successivamente.
Oggi si presenta allo spettatore una facciata che è stata certamente rimaneggiata nel corso dei secoli, eppure non per questo risulta priva di fascino. Le finestre del primo e del secondo piano (i famosi piani nobili) sono monofore trilobate decorate seguendo uno stile orientaleggiante, tipico del gusto veneziano, mentre quelle del piano terra sono semplicemente rettangolari.
Il portale è rinascimentale: due colonne con fusto tortile e capitello corinzio sono affiancate da ulteriori pilastri squadrati che aiutano a sorreggere l’arco. Molti elementi scultorei impreziosiscono l’edificio, a cominciare dal motivo della cornucopia (simbolo e auspicio di prosperità), del grifone e dell’aquila. Alcuni di questi sono stati scolpiti sulla pietra di Nanto.
Ciò che colpisce immediatamente lo sguardo dell’osservatore è l’iscrizione che affianca l’ingresso, sulla quale è scolpito il motto francese: “Il nest rose sans espine”. Non si tratta di una frase di poco conto, difatti quest’ultima allude al vero cognome dei committenti: i Della Rosa.
Una famiglia…singolare!
Come vi ho accennato un po’ di tempo fa in un articolo riguardante il modo più corretto per approcciarsi all’analisi delle opere d’arte, anche in questo caso dobbiamo procedere per gradi. È fondamentale capire la storia dei committenti per poter comprendere appieno l’edificio che ci è dinnanzi.
I Della Rosa sono una nobile famiglia fiorentina, politicamente schierata con i guelfi. Nel XI secolo sono costretti a lasciare la loro città e decidono di cercare fortuna a Vicenza. Con il passare degli anni il nucleo famigliare si adatta alla nuova situazione territoriale e, pur mantenendo lo stemma della propria casata, decidono di assumere un nuovo cognome, ovvero Pigafetta.
Secondo gli studiosi la radice del nuovo nome deriva dal latino “Plegius feta” – “garante della fede” – forse alludendo a qualche antenato che combatté contro i saraceni, tuttavia non possiamo esserne certi poiché la mancanza di un archivio di famiglia rende le ricerche più difficoltose. Sappiamo per certo che l’edificio in Via della Luna (nota oggi come Contrà Pigafetta), nel centro storico di Vicenza, viene eretto nel 1440 dall’architetto Stefano da Ravenna e successivamente modernizzato qualche anno più tardi per volontà del capofamiglia Matteo Pigafetta.
Il membro più famoso della casata? Antonio Pigafetta, un giovane temerario che il 20 Settembre 1519 parte alla volta di una missione rivoluzionaria: circumnavigare il globo al fianco di Magellano. Durante la spedizione, iniziata a Siviglia con 235 uomini, Antonio si dedica alla stesura di un capolavoro letterario, un testo tuttora fondamentale per le scienze: “Relazione del primo viaggio intorno al mondo”. Di quest’uomo sappiamo che viene investito del titolo di Cavaliere di Rodi – poi Malta – ed elogiato da tutte le corti europee per le sue doti diplomatiche.
Un motto, una lezione di vita!
Sulla facciata leggiamo che Non c’è rosa senza spine … e Casa Pigafetta ne è sicuramente una testimonianza poiché è una struttura bellissima, riccamente decorata, slanciata verso l’alto eppure situata in posizione decentrata, in un luogo quasi angusto e soffocante.
Spesso l’architettura rispecchia lo spirito dei suoi abitanti: i Pigafetta sono forti e tenaci come la pietra ma al contempo capaci di adattarsi al contesto che li circonda. Il loro monito famigliare ha certamente mantenuto negli anni il suo carattere universale e mi piace pensare che tuttora sproni chiunque si addentri in quella via, sussurrando all’orecchio dei passanti: “Lotta, sbaglia e rialzati perché nella vita il percorso per raggiungere il proprio obiettivo non è mai privo di ostacoli. Non sei solo!”.
Articolo scritto da Martina Ossato, amante dell’arte in tutte le sue sfumature, diplomata in architettura e design, laureata in Beni Culturali e infine specializzata nel 2015 in Discipline Artistiche, con una tesi in economia e commercio dell’arte, presso l’Università di Verona.